L’insegnamento è più di un comune lavoro. È una vocazione, che affonda le sue radici nella passione per il sapere e nella volontà di condividerlo con i ragazzi. Pertanto non lo si può paragonare a una qualsiasi attività che permetta di cullare il sogno del posto fisso. Insegnare è una missione per idealisti, per chi intende l’istruzione come mezzo mediante cui contribuire alla formazione degli adulti di domani. E, nonostante le innegabili difficoltà della scuola italiana, sono ancora molti i giovani affascinati dalla docenza. Seppur viva e intensa, l’attrazione verso questo lavoro non è di per sé sufficiente a tramutare il sogno in realtà. Occorrono infatti determinati requisiti per dar concretezza alle proprie aspirazioni. Requisiti innanzitutto personali. Chi vuole lavorare dietro una cattedra deve possedere precise qualità umane. Prima fra tutte, il carisma o – volendo usare un inglesismo – la leadership. Elemento fondamentale per catalizzare l’attenzione dei ragazzi, insieme a un certo livello di capacità relazionale. A tutto ciò, deve accompagnarsi quell’essenziale bagaglio di formazione culturale che, in generale, costituisce i requisiti formali richiesti per l’insegnamento nelle scuole secondarie.
Insegnante teorico | Insegnante tecnico-pratico | Insegnante di sostegno
Requisiti per l’insegnante teorico
Detto della necessità in generale di dotarsi di prerogative formali, è utile ora passare all’analisi specifica di quelle richieste in base alle diverse tipologie di insegnamento. La differenza dei requisiti richiesti ha portato a distinguere l’insegnante tecnico-pratico, che necessita di particolari competenze, da quello esclusivamente teorico. Partendo da quest’ultimi (in cui rientrano tutte le discipline curriculari), presupposto fondamentale è la laurea, sia essa vecchio ordinamento, magistrale o specialistica. Per poter consentire l’accesso a tali posti, il titolo di studio deve però corrispondere ad almeno una delle specifiche classi di concorso. Con questo termine vengono designati i codici – stabiliti dal MIUR – indicanti le caratteristiche indispensabili per l’insegnamento di ogni specifica disciplina (esempio: la laurea in giurisprudenza fornisce l’accesso al codice “A 46 – Scienze giuridico economiche”, che consente l’insegnamento di materie riguardanti il diritto e l’economia).
Chi intenda salire in cattedra deve però fare attenzione: talora il solo conseguimento della laurea potrebbe non essere sufficiente. Ciò accade quando il piano di studi necessiti di essere integrato da 24 CFU (Crediti Universitari Formativi) in ambito socio-psico-pedagogico, per far sì che la laurea sia idonea a una determinata classe di concorso. Nel caso in cui tale integrazione sia necessaria, l’aspirante professore potrà conseguire i crediti iscrivendosi a singoli corsi accademici o compiendo un percorso di studi post laurea. Ottenuti i CFU, il futuro docente potrà sia iscriversi nelle graduatorie per le supplenze che partecipare ai concorsi per l’abilitazione all’insegnamento.
Attributi richiesti agli Insegnanti Tecnico Pratici (ITP)
Sono definiti tali i docenti che vantano competenze di carattere tecnico-pratico, mediante le quali essi possono svolgere l’insegnamento all’interno dei laboratori. Tale attività presuppone il conseguimento di un diploma di maturità conseguito presso un istituto tecnico professionale. Il titolo di studio è di per sé sufficiente a permettere all’aspirante professore di iscriversi nelle graduatorie di istituto e in quelle provinciali, così da rendersi disponibile per eventuali supplenze. Inoltre, il diploma permette l’accesso al concorso ordinario per l’abilitazione all’insegnamento tecnico pratico. Chi sogna di diventare ITP deve però sapere che questi requisiti sono destinati a mutare da qui a qualche anno. Nel solco tracciato dalla riforma della “Buona Scuola” è infatti prevista una modifica riguardante l’accesso a questo settore di insegnamento. Nello specifico, a partire dall’anno scolastico 2024/2025, anche agli aspiranti ITP saranno richiesti i 24 CFU in materie socio-psico-pedagogiche, attualmente già necessari per l’accesso ai posti comuni nelle scuole secondarie.
Come diventare insegnante di sostegno?
Prima di rispondere a questa domanda, è fondamentale chiarire che si sta parlando di una figura che riveste un ruolo decisivo nella formazione degli alunni disabili. Pertanto, un impegno simile non può che essere affidato a chi vanta competenze specifiche, mediante le quali fornire agli scolari un solido appiglio cui far riferimento per vivere al meglio l’esperienza scolastica.
Specificamente, coloro i quali mirano a diventare docenti di sostegno devono essere abilitati allo svolgimento di questa specifica tipologia di insegnamento. L’abilitazione si ottiene mediante TFA (Tirocinio Formativo Attivo), che si sostanzia in un percorso di formazione teorica e pratica istituito presso le università, e che fornisce l’accesso ai concorsi.
In alternativa, il sogno di diventare insegnante di sostegno può concretizzarsi grazie a una laurea che dia accesso a una o più classi di concorso, e che sia integrata dai 24 CFU riguardanti materie socio-psico-pedagogiche. In ultimo, si precisa che i posti di sostegno possono essere occupati anche da chi vanta un diploma conseguito presso un istituto tecnico scientifico. In tale ipotesi, il futuro professore potrà (ancora per qualche anno, come specificato al paragrafo precedente) fornire ausilio agli studenti disabili in veste di insegnante tecnico pratico nei laboratori scolastici.